giovedì 27 ottobre 2016

Il ritorno di Jaime

Ci aveva lasciati a luglio, alla vigilia delle vacanze invernali, ed ora, da circa un mese, è di nuovo tra noi: Jaime è tornato!
Confesso che quando se ne era andato, con l’obiettivo di ricongiungerlo ai fratelli più piccoli che stanno in un altro hogar, al centro pareva mancare qualcosa: tutti avevano nostalgia delle sue stramberie e dei suoi strani modi di coinvolgerti nei suoi giochi e in quello che gli passava per la testa, a me personalmente sembrava strano non trovarmelo intorno per parlarmi o aiutarmi o semplicemente stare in mia compagnia. Non averlo più tra i piedi mi dava l’idea di aver perso qualcosa, la sensazione che mancasse qualcosa: ormai mi ci ero abituato e devo dire che vederlo andar via tra le lacrime non mi ha lasciato indifferente, anche se sapevo che la scelta era stata fatta per il suo bene.
Quando mi capitava di andare nel nuovo hogar dove Jamie si trovava, ecco che in pochi attimi questi compariva, mi salutava e voleva salire nella camionetta perché, parole sue, voleva andare a salutare i suoi amici. Ai miei no non era del tutto convinto e mi trovavo ad inventarmi 1000 modi per dissuaderlo e salutarlo, salvo poi ritrovarmelo a seguirmi quando stavo parlando con qualcuno del centro in cui era ospitato.
Passano quasi due mesi e, in una riunione, Liliana ci sorprende dicendo che il ragazzo ritorna: motivo? E’ scappato da dove si trovava ed aveva trovato il modo di arrivare a casa della madre che, allarmata, ci ha contattato. La cosa mi lascia stupito: mai aveva agito così, nemmeno nei suoi momenti di crisi più brutti dovuti ai disturbi di cui soffre, e mi interrogo su cosa l’ha spinto ad un simile comportamento. Non faccio tempo a trovare una risposta perché ecco che il fanciullo con la mamma varca la soglia dell’entrata: è un po’ intimorito, l’unico cosa che faccio per metterlo a suo agio è salutarlo come se nulla fosse anche se mi accorgo che non si è portato con sé quasi niente da vestire.
La presenza di Jaime inizialmente è momentanea, al fine di verificare se realmente ha voglia di stare qui o ha nostalgia dei suoi fratelli e manifesti la volontà di tornare da dove è venuto, e riempie di curiosità tutti i ragazzi, che mi chiedono perché è qui e per quanto: preferisco non rispondere, sarà lui a farlo se e quando vorrà.
Passano i giorni e rivedo il fanciullo che ho conosciuto: un po’ vivace ma alla fine di buon cuore e capace di dire la verità senza paura. Stavo sistemando qualcosa in giardino quando mi si avvicina e mi confessa che se n’era andato perché non si sentiva bene dove si trovava, i ragazzi più grandi lo prendevano in giro ed il maggiore gli aveva rubato i vestiti che si era portato da qui. Lo ascolto senza dire una parola, mi ricordo che una volta qualcuno mi disse che se un bambino scappa da un luogo è perché non si sente al sicuro, so anche che non bisogna credere a tutto quello che i più piccoli raccontano ma lo vedo sincero, noto un velo di tristezza nei suoi occhi.
In questi anni ho capito che per qualsiasi ragazzo è difficile ambientarsi alla vita di un hogar, perché ogni centro ha le sue regole ed i suoi metodi, ed il suo adattamento dura circa un mese: per uno con i problemi di Jaime deve esserlo di più! A mie spese ho capito che con lui serve parlare con amore, cercando con le buone di fargli capire cosa è bene e cosa no altrimenti si intestardisce, non ti dà retta, è capace di farti arrabbiare e di provocarti, a volte può accennare ad una reazione violenta. Forse al centro dove era andato non lo hanno capito o forse non sapevano come comportarsi con lui ma non è una colpa: essendo più grande del nostro ed avendo a che fare con decine di bambini, ciascuno con una problematica differente, non è semplice gestire chi presenta una diversità rispetto agli altri. Può essere che noi stessi abbiamo fatto qualcosa che ha impedito che le cose andassero bene: magari lo abbiamo coccolato troppo, forse non lo abbiamo preparato abbastanza per un futuro fuori di qui, ci siamo illusi che un ricongiungimento con i fratelli producesse più effetti positivi che negativi… Se il ragazzo ha scelto di ritornare è perché qui si sente maggiormente tutelato, probabilmente si riesce a seguirlo meglio perché siamo in un hogar misto ed il numero di ospiti è minore rispetto a dove era andato.
In questi giorni si è deciso che Jaime può rimanere stabilmente da noi: non andrà a scuola perché ormai l’anno sta per finire e non c’è tempo per trasferirlo di istituto. A gennaio si vedrà che tipo di aiuto a livello educativo al fanciullo, visto che ha qualche problema a livello di apprendimento: ora quel che conta è che si sente tranquillo e al sicuro, attorniato da gente che gli vuole bene e di cui ha fiducia.
Har baje

stampa la pagina

Nessun commento:

Posta un commento